Speculare

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24 settembre 2010

Dopo Dostoevskij ecco Calvino

Qualcuno si starà chiedendo perchè un blog dedicato all'analisi tecnica pubblichi cose in apparenza fuori tema. In fondo la libertà è anche questo. Libertà di comunicare ad altri pensieri, parole ed emozioni. Forse che in realtà non si tratta di argomenti così fuori tema con il mondo della finanza e non solo.

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Img Credit: MCE


Quindi dopo Dostoevskij propongo oggi un gustoso estratto di "Se Una Notte D'Inverno Un Viaggiatore" di Italo Calvino.

Speculare, riflettere: ogni attività del pensiero mi rimanda agli specchi. Secondo Plotino l’anima è uno specchio che crea le cose materiali riflettendo le idee della ragione superiore. Sarà forse per questo che io per pensare ho bisogno di specchi: non so concentrarmi se non in presenza di immagini riflesse, come se la mia anima avesse bisogno di un modello da imitare ogni volta che vuol mettere in atto la sua virtù speculativa. (Il vocabolo qui assume tutti i suoi significati: io sono insieme un uomo che pensa e un uomo d'affari, oltre che un collezionista d'apparecchi ottici).

Appena accosto l’occhio a un caleidoscopio sento che la mia mente, seguendo l'adunarsi e comporsi di frammenti eterogenei di colori e di linee in figure regolari, trova immediatamente il procedimento da seguire: non foss’altro che la rivelazione perentoria e labile d’una costruzione rigorosa che si disfa al minimo batter d’unghia sulle pareti del tubo, per essere sostituita da un'altra in cui gli stessi elementi convergono in un ambiente dissimile.

Da quando, ancora adolescente, mi sono accorto che la contemplazione dei giardini smaltati che vorticano in fondo a un pozzo di specchi esaltava la mia attitudine alle decisioni pratiche e alle decisioni arrischiate, ho cominicato a collezionare caleidoscopi.

La storia di questo oggetto, relativamente recente (il caleidoscopio fu brevettato nel 1817 dal fisico scozzese Sir David Brewster, autore fra l'altro d'un Treatise on New Philosophical Instruments), costringeva la mia collezione entro limiti cronologici angusti. Ma non tardai a indirizzare le mie ricerche verso un specialità antiquaria ben più illustre e suggestiva: le macchine catoptriche del Seicento, teatrini di varia foggia in cui una figura si vede moltiplicata col variare dell'angolatura tra gli specchi.

Il mio intento è di ricostruire il museo del gesuita Atanasius Kircher, autore dell’Ars magna lucis et umbrae (1646) e inventore del “teatro polidittico” in cui una sessantina di specchietti che tappezzano l’interno di una grande scatola trasformano un ramo in una foresta, un soldatino di piombo in un esercito, un libriccino in una biblioteca.

Gli uomini d'affari cui, prima delle riunioni, faccio visitare la collezione, rivolgono a questi apparecchi bizzarri occhiate di curiosità superficiale. Non sanno che ho costruito il mio impero finanziario sullo stesso principio dei caleidoscopi e delle macchine catoptriche, moltiplicando come in un gioco di specchi società senza capitali, ingigantendo crediti, facendo scomparire passivi disastrosi negli angoli morti di prospettive illusorie. Il mio segreto, il segreto delle mie ininterrotte vittorie finanziarie, in un'epoca che ha visto tante crisi e tanti crolli in borsa e bancarotte, è stato sempre questo: non pensavo mai direttamente al denaro, agli affari, ai profitti, ma solo agli angoli di rifrazione che si stabiliscono tra lucide lastre diversamente inclinate.

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